Per gli altri è diverso. Per chi suona uno strumento come la chitarra, il basso o una tastiera è diverso.
I batteristi sanno che la scelta del legno è una cosa fondamentale. Difficile trovare un batterista che vi dirà: Ho comprato quella batteria perché ha i bordi fatti in questo modo, perché i blocchetti sono in quest’altro modo. La prima domanda che vi faranno sarà sempre: “Di che legno è?”
…si, ma che legno è?
Mentre dell’acero e della betulla se ne parla moltissimo e si trovano migliaia di forum e video a testimoniare le loro qualità, ci sono dei nuovi legni alternativi per batteria che si sono affacciati negli ultimi anni in maniera prepotente sul mercato e che ne stanno conquistando delle fette importanti.
Lo scopo dei produttori, sia grandi aziende ma anche degli ottimi artigiani, è quello di allargare la scelta dei legni in modo da coprire tutti i gusti sonori dei batteristi e soprattutto sfruttare la cosa a livello di marketing, alimentando discussioni e fazioni tra chi difende i classici e chi invece ha trovato nei “nuovi legni” la sua dimensione ideale.
Vi diranno: “Con l’acero vai sempre sul sicuro!”
Ma non è per tutti vero…
Oggi ho voluto scegliere 5 legni alternativi per batteria che forse non conoscete.
Vediamo.
Bubinga è un termine che avete sentito molte volte, tante. Ma sapete cosa è realmente il legno di Bubinga, chi lo usa e che caratteristiche sonore ha?
Il Bubinga è un legno duro, proveniente dall’Africa e come tutti i legni duri è difficile da lavorare.
La sua presenza sul mercato è fortemente legata al marchio TAMA, che lo ha utilizzato per sviluppare un modello della serie Starclassic.
Il suo suono viene spesso descritto come un mix tra l’attacco scuro caratteristico della betulla e la proiezione sonora tipica dell’acero. La sua consistenza in media più dura del 50% dell’acero si riflette nella sua sonorità.
Nonostante non sia un legno economico, vuoi per la non facilissima reperibilità, vuoi anche per la difficoltà di lavorazione, è molto usato sia in accoppiata con altri legni (es. acero), sia come legno unico in alcuni drumset.
Ottimo se si cercano basse frequenze ed attacco.
Se volete vedere come rende dal punto di vista estetico, un’occhiata alla Tama Star Bubinga potete darla facilmente un po’ in tutti i maggiori negozi.
La quercia è un legno davvero interessante e che merita un approfondimento ed un ascolto attento. Per anni considerata di secondo piano, probabilmente perché circondati un po’ in tutte le nostre città da questa pianta, essa è invece un ottima alternativa ai classici legni se parliamo di batterie.
Esistono più di 600 tipi diversi di quercia e tutt’ora è usatissima dai falegnami per fare travi, porte o listelli per il pavimento in quanto legno resiliente, durevole e poco costoso.
Tutte le migliori caratteristiche si trasferiscono sui tamburi. La Yamaha è stata la prima a portarla al grande pubblico, la serie Oak è oramai leggendaria ed è una batteria che non ha mai deluso nessuno. Nonostante questo non è mai esplosa la oak-mania ed è rimasto un legno di nicchia.
Oggi sta tornando molto e non è difficile trovare chi, soprattutto tra i produttori indipendenti, utilizza con successo questa soluzione.
Dal punto di vista sonoro ha un sound Natural EQ che si posiziona ottimamente tra l’acero e la betulla. Il suono a differenza di molti legni più blasonati è ben bilanciato il che ne fa un ottimo candidato per l’uso in studio di registrazione.
Ho provato (oltre ovviamente alla Yamaha sopra citata) anche diversi rullanti in quercia e ne ho sempre avuta un’ottima impressione. Se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di approfondire.
Ne ho già parlato nell’articolo in cui lo metto a confronto con il Basswood (LEGGI QUI), il Pioppo o “Poplar” per gli americani è un’altra pianta molto diffusa e per questo più economica di altri.
Spesso trattato con sufficienza dai più giovani, il pioppo è invece rispettato da chi ben ricorda i suoi usi nei primi leggendari kit Ludwig.
Spesso viene utilizzato in accoppiata ad altri legni a causa del volume non elevato e soprattutto per dare quel tocco vintage che ricorda gli anni ’60/’70. È simile all’acero ma con più corpo ed enfatizza di più le frequenze basse. La risonanza non è molto elevata anche se questo non ha impedito a marchi famosi come Pearl o PDP (con un sottile strato di betulla all’esterno) di costruirci intere batterie.
Personalmente la ritengo una interessantissima alternativa soprattutto per quanto riguarda i rullanti, e non ha niente da invidiare ai legni più pregiati.
Tutti noi abbiamo sempre visto il ciliegio come un legno di pregio per i mobili di casa, ma mai ci saremmo immaginati di vederlo sulle batterie.
Invece viene usato e anche da parecchio tempo, specialmente come intarsio o impiallacciatura, ma mai avremmo pensato di poterlo vedere comporre da solo un intero set di batteria. Invece lo hanno fatto e chi lo ha fatto non è certo l’ultimo arrivato, ma la DW e la Craviotto, due delle “Ferrari” della batteria.
Il legno di ciliegio (Cherry in lingua inglese), era stato originariamente pubblicizzato come alternativo all’acero, ma oltre ad un po’ di “calore” non condivide null’altro con il famoso legno canadese.
Considerarlo tra i legni alternativi per batteria in verità è un po’ una forzatura, in quanto è tra i più belli che si possano vedere ed è abbastanza usato. Ma spesso è fuori dai discorsi dei batteristi e quindi ne vorrei parlare.
Il ciliegio è un legno duro e come abbiamo già detto per il bubinga o per il palissandro, ha un potente attacco e delle tonalità scure (più dell’acero ma meno della betulla). Basta ascoltare il famoso Mapex Cherry Bomb per avere conferma della bellissima “pacca” legnosa.
Ha sonorità calde e potenti, un grande sustain, un suono rotondo ed un’ottima risposta nelle medie frequenze.
Originariamente pensato come legno per lo strato più esterno, vista la sua bellezza nelle venature e nella grana, è stato anche usato come legno per costruire interamente i fusti, rendendolo però uno dei legni più costosi e di conseguenza avere una batteria interamente di ciliegio può essere molto dispendioso.
Bellissima, il mio cuore è ancora lì alla Clinic di Tony Royster Jr ed a quella fantastica DW in ciliegio, ma il mio portafogli proprio non ne vuole sapere.
Trovare una batteria fatta interamente di ulivo probabilmente è una bella sfida, ma di rullanti ne ho visto più di uno. E mi sono piaciuti davvero molto.
L’ulivo è un legno che mi ha stupito perché credendo già di avere la risposta in tasca (sbagliando come spesso capita a chi pecca di presunzione) sono andato lì con sufficienza, invece ecco che ho trovato un rullante con una ottima risposta anche variando il tipo di bacchette. Grande attacco, volume, armonici equilibrati e suono morbido e ricco.
Di legni meno comuni ce ne sono molti e molto interessanti, legni africani, legni alternativi ai classici, utilizzati molto spesso per le percussioni ed i rullanti, ma che stanno prendendo piede anche nella produzione di set completi.
L’acero, la betulla ed altri sono sempre delle garanzie, ma vi consiglio di non sottovalutare il potenziale dei legni alternativi per batteria, perché se un fusto è costruito bene, a prescindere dai diametri, spessori e tipo di legno, suonerà bene.
Poi ovviamente i gusti sono gusti ed ognuno sceglierà quello più consono al suo modo di suonare.
Come sempre però, coprite la targhetta della marca e scegliete quello che per voi suona meglio.
A presto
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