Benny Greb nasce in Germania, ad Amburgo nel 1980 ed inizia a suonare la batteria all’età di sei anni coma autodidatta, suonando sopra le canzoni. A 12 anni prende la sua prima lezione di batteria e grazie anche alla sua esperienza negli anni precedenti progredisce molto velocemente. Entra in una band punk ma scopre molto presto il rock ed il jazz suonando nelle band della scuola.
“Autodidatta che suonava in una band punk”
A 17 anni inizia a studiare a tempo pieno e non si ferma più.
Oggi Benny Greb a 38 anni ha già collezionato decine di collaborazioni, DVD, live, clinic frequentatissime ed è tra i batteristi con più grande spessore artistico e didattico. Il suo stile inconfondibile unito al suo approccio leggero ed un pochino nerd lo collocano tra i più grandi batteristi moderni. Spazia senza problemi tra molti generi dal jazz alla classica, dal rock al latino, unendo una fantasia fuori dal comune ed una tecnica sopraffina, senza mai rinunciare al senso dell’umorismo.
È considerato un eccellente didatta e lo dimostra sia nelle sue pubblicazioni, nelle drumclinic e workshops ed attraverso le lezioni che tiene regolarmente presso le scuole di musica di Amburgo, Mannheim ed Hammelburg.
È endorser Sonor, Meinl, Vic Firth e Remo.
Basta con la storia della sua vita. Passiamo a quello che ci interessa:
Partiamo dalla batteria di Benny Greb. Dal 2004 è endorser Sonor e tutte le volte che l’ho visto nelle clinic, usava la serie SQ2 ed ultimamente la Sonor ha anche rilasciato un bellissimo video che ho messo qui sotto.
Il suo setup è composto da una cassa da 20×16″, timpano da 16×16″, tom da 10×7″ (tutti con fusti Vintage Maple), il suo immancabile rullante Benny Greb signature 13×5.75″ ed hardware Serie 600.
Due parole per il rullante signature che è fatto di legno di faggio scandinavo spesso 5mm e bordi a 45°. Monta cerchi da 2.3mm Power Hoop in acciaio con 8 tiranti e blocchetti TuneSafe.
Usa spesso un secondo rullante da 12” alla sinistra del charleston ed un altro timpano, un 14×14”
Per quanto riguarda i piatti, usa i Meinl e nello specifico la serie Byzance.
Il suo setup standard (che ovviamente varia a seconda delle situazioni) ha come costante i Crasher Hats da 8”, che ovviamente portano il suo nome e che sono dei piccoli charleston che usa molto spesso per creare dei bellissimi giochi di indipendenza e suono. Puoi vedere tutto il suo setup direttamente al sito della Meinl.
Sempre con la Meinl ha creato tutta una serie di prodotti personalizzati, dalle custodie per i piatti al celebre pad di allenamento con la grafica personalizzata.
Usa le Vic Firth con la quale ha firmato una sua serie personalizzata. Sono delle 5B lunghe 16”, con diametro di 0.595 e punta a goccia più corta rispetto al modello liscio, in modo daavere una definizione ed un rimbalzo maggiori sui piatti. Sono distribuite in Italia da Aramini.
Maggiori caratteristiche tecniche direttamente al sito Vic Firth.
Benny Greb usa pelli Remo, Emperor coated battenti ed Ambassador risonanti. Per la cassa usa la Powerstroke 3.
Ha scritto e realizzato 2 a mio parere molto interessanti che sono “The language of Drumming” (il linguaggio della batteria) e “The art & science of groove” (L’arte e la scienza del groove).
Il mio consiglio è di dargli un’occhiata perché a differenza dei classici dvd didattici, questi sono si pieni di esercizi, ma hanno anche tonnellate di gusto ed ispirazione, che poi sono le cose che più contano in un didatta.
L’insegnamento di Greb è semplice: Pratica, tanta pratica, ma soprattutto devi sapere cosa studiare prima di iniziare a farlo. “Il Groove non è un dono, ma solo frutto di tanta pratica” dice. Liberi di pensarla come volete, ma nel suo secondo DVD affronta questo tema in maniera approfondita e devo dire che risulta essere molto convincente.
Se (comprensibilmente) non volete spendere soldi a scatola chiusa, io vi consiglio di fare un giro su Youtube e cercare uno degli spezzoni dove si può intuire lo stile del DVD.
Spesso dal vivo utilizza contemporaneamente due rullanti (Benny Greb Signature) accordati uno alto ed uno basso in modo da avere sul primo il suono del classico rullante e sul secondo un suono più simile ad una batteria elettronica.
Per comporre i brani del suo ultimo gruppo “Moving Parts” si è ispirato molto alla scena jazz newyorkese degli ultimi anni, soprattutto a batteristi come Mark Guiliana, Jojo Mayer e Zach Danziger.
Da adolescente suonava in una band punk.
Se l’inglese non è un problema, non perdetevi assolutamente i suoi consigli su Drumeo.
Grebfruit – 2005
Brass Band – 2009
Moving Parts – 2014
Moving Parts Live – 2016
Grebfruit 2 – 2017
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