Per qualcuno può sembrare una gran rottura, ma il metronomo in cuffia ed in generale le tracce click sono e devono essere un tutt’uno con il batterista.
Inutile girarci intorno il mestiere di batterista è quello di essere il punto di riferimento per tutta la band ed andare a tempo non è un’opzione negoziabile.
Tutti immagino sanno cosa sia il metronomo (ci tornerò in dettaglio più avanti). Le tracce click non sono altro che una traccia audio con il metronomo spesso insieme ad altri suoni, accompagnamenti o strumenti che aiutano l’esecuzione del brano.
Non è chiaro?
Colpa mia, partiamo dalla base.
Il metronomo è un dispositivo utilizzato dai musicisti soprattutto durante la pratica. Esso consente al musicista di avere un riferimento di tempo, per aiutarlo a non accelerare o rallentare durante l’esecuzione dell’esercizio.
Spesso negli esercizi si vedono dei numeri (es. 70 bpm, 100 bpm, ecc…) che indicano appunto a quale velocità impostare il metronomo per eseguire l’esercizio.
Ci sono i classici metronomi meccanici che indicano semplicemente il “click” oppure quelli elettronici, oramai si trovano anche centinaia di app gratuite, che tramite differenti suoni e grafiche permettono di settare anche tempi particolari.
BPM significa “Battiti per minuto” ed indica la frequenza del metronomo.
Per rendere le cose più semplici, vi dico che se impostate il metronomo a 60 bpm, sentirete un click (o battito) ogni secondo, appunto 60 battiti al minuto. 120 bpm ovviamente saranno il doppio e quindi 120 battiti al minuto e quindi due battiti ogni secondo e così via.
Velocissimamente e per pura conoscenza vi dico che il primo metronomo meccanico risale al 1814 quando Dietrich Nikolaus Winkel scopre la relazione che un pendolo aveva con il tempo.
Pensò ovviamente che questa scoperta non fosse importante e non brevettò l’idea, cosa che invece fece Johnn Nepomuk Maelzel l’anno successivo, implementando il meccanismo sonoro oltreché visivo ed aggiungendo una scala graduata, per avere dei riferimenti.
Uno dei primi utilizzatori del metronomo si dice che sia stato Ludwig van Beethoven.
Utilizzati quasi esclusivamente per motivi di studio, i metronomi e più in generale i BPM assunsero un’importanza fondamentale durante gli anni ’70 con l’esplosione della Disco Music, in quanto fondamentali ai DJ per poter mixare i brani con un tempo compatibile.
Oggi le tracce click (metronomo in cuffia) sono molto utilizzate, sia durante la pratica ovviamente ma anche durante le sessioni di registrazione in studio che durante i concerti.
In studio il suo utilizzo è quasi obbligatorio in quanto dare al batterista un riferimento certo da seguire durante la registrazione permetterà poi di poter inserire gli altri strumenti, o loop e suoni elettronici senza problemi.
Per quanto può essere preciso, è facile che un batterista non sia proprio a tempo per tutta la performance e questo potrebbe creare problemi all’ingegnere del suono in fase di completamento del brano e quindi ecco che questa pratica è diventata di uso comune.
Altro motivo fondamentale per usare il metronomo in fase di registrazione è quello dei piccoli studi.
Immaginate uno studio di registrazione come ce ne sono molti anche davvero ottimi, che non ha spazio sufficiente per far suonare tutta la band insieme.
Come fare quindi?
Semplice, si registra uno strumento alla volta e poi si sovrappongono le tracce ottenendo alla fine l’effetto della band che suona insieme, tutti a tempo insieme. Ecco quindi che il metronomo diventa fondamentale per permettere anche tagli, copia-incolla, ecc..
É quindi importante per il batterista avere delle cuffie o in-ear monitor in grado di isolarlo a sufficienza da poter ascoltare il mix di strumenti e traccia click durante l’esecuzione.
Ovviamente poi il metronomo in cuffia che sente il batterista non verrà inciso nella registrazione ma servirà solamente come riferimento al batterista.
Avrete sentito spesso questo termina associato alla registrazione della batteria.
“Qui la batteria è stata quantizzata” oppure “vuoi che ti quantizzo la batteria?”. Cosa significa?
É semplice. Dopo che hai registrato la tua traccia, l’ingegnere del suono prende la parte di batteria che hai registrato e tramite un software la inserisce in una griglia preimpostata con il BPM della canzone che corregge tutte quelle piccole imprecisioni andando a spostare i colpi in modo che coincidano perfettamente con il tempo.
Ovviamente questo lavoro richiede che il batterista abbia registrato con il metronomo in modo che i colpi possano essere il più vicino possibile al tempo “ideale“.
Qui ci sono varie scuole di pensiero e non è mia intenzione accendere un focolaio. Quello che posso dire è la mia opinione riguardo la mia esperienza.
Ogni volta che registro in studio, mi viene chiesto di utilizzare il metronomo e lo faccio volentieri, non sono contrario. É vero che potrebbe limitare un po’ il feeling dell’esecuzione, ma sta a noi come batteristi arrivare sufficientemente preparati per non farci cogliere di sorpresa.
Esercitarsi con il metronomo è molto importante, direi indispensabile specialmente se si vuole fare il salto verso il professionismo.
Per ciò che riguarda la quantizzazione invece il discorso è un po’ diverso. A me non piace, lo dico serenamente, in quanto credo che un buon batterista che si trova bene con il metronomo non abbia la necessità di vedersi quantizzare le tracce.
Le piccolissime “discrepanze” dal tempo sono le sfumature che ogni batterista inserisce, spesso volutamente nel suo drumming, sono il suo segno distintivo, il suo stile.
Ma molto spesso le tracce vengono quantizzate.
Funziona così specialmente se si registra per “terzi” e non si ha voce in capitolo a riguardo.
Non esageriamo, suonare la batteria richiede una serie piuttosto complessa di abilità e nessuno si sognerebbe mai di far suonare un brano a chi non riesce ad andare a tempo, solo perché poi si quantizza (aggiusta) il tutto in post produzione.
Tanto varrebbe utilizzare una drum machine e creare una traccia di batteria al computer, cosa che spesso viene fatta. I suono sono oramai spettacolari e spesso è difficile distinguere la batteria “vera” da una drum machine.
Vi starete chiedendo: Ma come, i grandi del passato non usavano il metronomo in cuffia durante i concerti, perché oggi si fa?
É vero e non è obbligatorio usarle, ma molte cose sono cambiate dagli anni ’70 ed oggi e secondo la mia esperienza, sono pochissimi i batteristi che dal vivo non utilizzano il click in cuffia.
I motivi?
Inizio con il motivo “meno nobile” ma spesso accade proprio così, anche tra gli “insospettabili“.
Il cantante canta in playback, per mille motivi (è in una serata in cui non ha la voce, non riesce più a sostenere certe tonalità…) e quindi è necessario che tutti vadano con il click, altrimenti non si riuscirebbe ad essere sincronizzati con la traccia pre-registrata della voce.
Oggi molte band hanno la necessità di portare sonorità aggiuntive durante i live, come tastiere, cori o altri suoni/strumenti che hanno utilizzato durante le session di registrazione dell’album, ma che non hanno la possibilità di replicare durante il concerto.
Come fare quindi?
Facile, si mette tutto in una traccia a parte (backing track) che insieme a quello che la band suonerà, andrà a comporre la canzone che gli spettatori sentiranno.
Dal punto di vista pratico la cosa è semplice, il batterista sentire un counter (4 o 8 misure) seguito dal metronomo per tutto il brano, che darà il riferimento per non andare fuori tempo.
Il pubblico sentirà solo le backing tracks e non il metronomo.
Gli spettacoli attuali sono supportati da giochi di luci e da schermi in cui vengono proiettati i video.
Tutto ciò deve essere a tempo con il brano in modo da ottenere l’effetto studiato. Quale altro modo per farlo se non quello di utilizzare il click e preimpostare tutto secondo determinate tempistiche?
Quando vedete una canzone suonata live con dietro il videoclip, è quasi certo che stanno suonando con il metronomo per facilitare la sincronizzazione.
Lo stesso per determinati giochi di luce. É vero che c’è una regia luci in grado di fare tutto al momento ma spesso gli effetti sono complessi e studiati al millesimo, e poi perché rischiare un errore se è possibile automatizzare il tutto?
Per concludere questo articolo sulle backing tracks e sul metronomo in cuffia, voglio dire la mia a riguardo.
Io non credo che ci sia niente di sbagliato nell’uso del click, sia studio che dal vivo.
Alcuni musicisti rimangono dell’idea che non si debba utilizzare in studio, ma io personalmente non lo reputo assolutamente un limite, anzi mi apre a molte possibilità in fase di mix.
Dal vivo non tutti hanno giochi di luce e videoclip da sincronizzare e potremmo non usarlo. Personalmente dipende dalle band con cui suono, posso farne a meno nelle band di intrattenimento e ne sento più la necessità nelle situazioni in cui si propongono brani di musica pop, non tanto per necessità tecniche quanto per stare più tranquillo.
Ovviamente quasi sempre decido in accordo con il resto della band.
Diverso il discorso della quantizzazione, della quale non sono per niente innamorato. Preferisco risuonare un’altra volta la traccia o lasciare qualche piccola imperfezione se c’è, ma se la produzione lo richiede non sono il tipo che si mette a fare la guerra per questa cosa.
L’uso del metronomo durante la pratica quotidiana, questo si che lo ritengo davvero importante. Se non lo hai ancora fatto o se non ti trovi a tuo agio ti consiglio di esercitarti e farlo diventare un’abitudine. Poi puoi volerlo o non volerlo usare a seconda delle situazioni, ma come batterista dovresti saperlo fare.
Vuoi iniziare a fare pratica con il metronomo? Non devi per forza metterti lì con un click sterile e fare rulli singoli e doppi per ore (anche se dovresti :-D) ma puoi iniziare suonando sopra dei brani senza batteria, è già un ottimo modo per imparare ad andare a metronomo senza lo stress del click puro e semplice.
Spero di averti chiarito alcuni dubbi.
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Grazie, a presto.
Fabio
Photo by Andrew Petrischev on Unsplash
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Ciao, sono Fabio Portinari e sono il fondatore e motore di Impara la Batteria, uno dei blog sulla batteria più seguiti d’Italia.
Suono da quasi 30 anni e fin da giovanissimo ho avuto una grande passione per la batteria e tutti gli aspetti che la riguardano.
Studio, suono, insegno e mi piace scrivere parlando di un mondo che mi affascina molto nella sua interezza, non solamente degli aspetti tecnici.
Benvenuto.