In questo articolo cerchiamo di dare qualche informazione riguardante le caratteristiche costruttive dei fusti della batteria a chi per la prima volta si affaccia a questo mondo.
Abbiamo visto come è composta una batteria, quali sono e quanti sono i pezzi, ora cercheremo di entrare un po’ più nel dettaglio e di spiegare a grandi linee come varia il suono a seconda del diametro e della profondità, responsabili rispettivamente della nota e della durata del suono e della sua profondità sonora.
Sapendo che ogni artigiano che costruisce batterie può sbizzarrirsi e sperimentare con tutte le misure possibili, ciò che noi abbiamo analizzato riguarda quelle che solitamente sono considerate misure standard.
Le misure come già detto vengono espresse in pollici (1 pollice = 2,54 cm), e possono andare:
1″ (pollice) = 2,54 cm
I rullanti solitamente vanno da 12” a 15”, anche se le misure standard sono 13” e 14”.
Una configurazione rock standard è composta da toms da 12” e 13”, timpano da 16”, cassa da 22” e rullante da 14”. Per le batterie jazz le misure saranno più piccole mentre per l’hard rock non è raro vedere misure più grandi.
Famose sono le casse da 24” o da 26” (es. John Bonham). Sono molto diffusi anche i set a 5 pezzi con misure 10” e 12” per i toms e 14” e 16” per i timpani e 22” per la cassa”.
Quando si è alle prime armi è facile considerare secondaria la profondità. Siamo così più concentrati nello scegliere i diametri che ci dimentichiamo che questa caratteristica ha invece un ruolo determinante sulla resa sonora. Essa infatti è responsabile del volume, della potenza e della risonanza del fusto.
Fino agli anni ’90 erano molto diffuse le misure dei fusti della batteria definite “power”, cioè con una profondità maggiore.
Il suono è più corposo e con più volume, il sustain della nota emessa è più lungo poiché l’energia del colpo viene trattenuta più a lungo rispetto ad un fusto corto.
Molta diffusione hanno anche le misure più piccole, più adatte a chi ha bisogno di meno volume, meno sustain e di far percepire l’esecuzione anche a volume pianissimo.
Ci troviamo così a poter scegliere, e nel caso di un tom da 12” possiamo avere profondità di 8”, 9” o 10”.
“La lunghezza del fusto influenza la velocità
di risposta del tamburo e la durata della nota
prodotta, ma a parità di diametro influenza
pesantemente anche l’intonazione del tamburo stesso”
In generale se si desidera un suono più articolato o se si è alle prime armi, consigliamo i power toms, sui quali si può agire variandone se pur di poco il suono. Hanno un maggiore controllo sugli over tones (senza dover agire direttamente sulla pelle, con sordinature varie) e si avrà un suono più profondo.
Al momento sono anche le misure più diffuse quindi non sarà un problema trovarle. Sono più facili da accordare.
Nessuno saprà mai dirvi quale è la migliore soluzione per le vostre esigenze, anche qui dipende dal genere, dalle pelli usate e dal modo di suonare di ogni batterista, quindi anche in questo caso la regola è: Andare al negozio con una persona più esperta di voi e provare prima di comprare.
Ora che abbiamo visto questi aspetti, non ci resta che vedere in dettaglio la costruzione e finitura di un fusto. In questa pagina abbiamo parlato degli strati, di come sono rifiniti gli angoli e quali caratteristiche sonore ne derivano.
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Ottimi consigli.
Grazie Giuseppe!
ottima descrizione e ottimi consigli
Bell’articolo…grazie