Per chi si avvicina al mondo della batteria, per chi deve scegliere quale batteria acquistare o semplicemente per chi ha le idee un po’ confuse, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sui diversi tipi di legno con i quali si costruiscono le batterie.
Iniziamo dicendo che i legni utilizzati sono tantissimi, specialmente da quando nel mercato sono entrati moltissimi artigiani ai quali oltre ai legni più famosi piace sperimentare nuove timbriche/finiture.
“Nell’ultimo decennio c’è stato un boom dei legni africani e asiatici”
Per chi come me è musicalmente nato a metà degli anni ’90, il legno più utilizzato per la costruzione delle batterie è l’acero.
Tutti volevano venderci l’acero e tutte le riviste del settore decantavano le qualità sonore di questo legno. Tutt’oggi l’acero è considerato il legno più versatile, indicato per il Jazz, il Pop e Rock. Anche la betulla è molto diffusa, anch’essa suona bene ed è abbastanza versatile.
Da quando la Gretsch introdusse l’acero canadese, sfidando il mercato che vedeva il mogano come leader incontrastato, da allora per questo legno è stata tutta una crescita. Sfido chiunque di noi abbia letto qualche forum del settore a non essere stato sommerso da post sull’acero canadese della Keller, fornitore delle vecchie (e per qualcuno inarrivabili) DW, delle prime Drum Sound e di moltissime altre marche blasonate.
Il suono dell’acero si contraddistingue per un range sonoro molto esteso, con prevalenza di toni bassi e caldi, una buona presenza di medi che lo rende molto equilibrato e pochi alti…le batterie in Acero solitamente colpiscono per la ricchezza sonora e per il calore del suono e per la potenza.
Comprare acero è quasi sempre sinonimo di ottima resa sonora, anche se i prezzi sono spesso più alti rispetto ad altri legni.
La betulla è probabilmente il più comune tipo di fusto attualmente in commercio, questi alberi sono molto comuni il che permette anche di tenere i prezzi molto competitivi, leggermente più bassi dell’acero.
E’ un legno conosciuto per le sue qualità tonali ed infatti molte aziende lo definiscono “naturally equalized”. Questo sarebbe sufficiente per farvi un’idea della sua caratteristica principale, infatti il suono dei fusti realizzati con questo legno è più squillante, con frequenze alte e basse più pronunciate.
L’utilizzo per il quale la betulla è particolarmente adatta è quello in studio di registrazione, ma anche live è un ottimo strumento, specialmente esaltato nelle situazioni in cui la batteria non è microfonata.
La betulla, già famosa, è stata resa celebre da Steve Gadd con la sua signature ad alcune aziende come la Yamaha ci hanno costruito la fortuna di molte serie (Recording Custom).
In definitiva la betulla ha un attacco chiaro e distinto ed è indicata per generi quali il Funky, la Fusion, ma è molto usata da chi fa rock in generale, creando delle discussioni infinite con i sostenitori dell’acero.
“l’infinita guerra tra acero e betulla continua…”
Altro legno sul quale soffermarsi un po’ è il mogano. Considerato per molto tempo come unico legno (o quasi) con cui costruire le batterie, con l’avvento dei nuovi legni è stato relegato in costruzioni più economiche.
Le qualità sonore restano comunque molto interessanti e ne è dimostrazione il grande successo di alcune serie come la Export della Pearl, che tutt’oggi lo utilizza in alcune produzioni. Per farvi un’idea provate a sentire una MHX o una Reference, sempre della Pearl.
Come per altri legni, il mogano è molto differente a seconda del “tipo” e della provenienza. Il mogano filippino (luan) oggi è molto utilizzato nelle serie più economiche, mentre quello africano è considerato di grande pregio e quindi utilizzato nella costruzione di molti strumenti, non solo batterie.
Molto duro e quindi difficile da lavorare, ha delle caratteristiche sonore uniche, con una potenza molto elevata grazie all’esaltazione dei bassi. Fate quindi molta attenzione quando si parla di Mogano ed informatevi bene su quale tipo sia.
Non si può oramai non parlare anche di altri legni quali la quercia (Oak). Non è comune trovare batterie con questo legno, vista la difficile lavorazione.
Parliamo naturalmente di Japanese Oak e non della quercia comune.
La Yamaha per alcune serie ha puntato su questo legno, anche se ultimamente la produzione risulta essere un po’ discontinua, probabilmente per la scarsa popolarità che sta ottenendo.
Il suono è comunque molto interessante, molto chiaro e potente con dei bassi molto pronunciati. Vista la particolarità non è facile trovare batterie fatte di Japanese Oak e nel caso le trovaste, spesso hanno un prezzo abbastanza importante.
“è importante la batteria nel suo complesso, non solo il tipo di legno”
Altro legno ormai di facile reperimento è il faggio (Beech). Potete considerarlo come un’alternativa all’acero o alla betulla. E’ un legno molto denso e le batterie infatti sono spesso molto pesanti.
Parlando di suono esso copre il gap tra l’acero e la betulla (alla quale è più somigliante), con meno bassi della betulla e più alti dell’acero. E’ un legno comune, di facile lavorazione il che lo rende più economico rispetto alla quercia.
E’ un’ottima alternativa se state cercando qualcosa di diverso dai “grandi classici”.
Infine una citazione la merita un altro legno: Bubinga. Ultimamente si sta diffondendo molto. Personalmente ho avuto modo di suonare una Tama Starclassic fatta con questo legno africano, ma non è l’unica ad usarlo.
Queste batterie hanno un suono più scuro con molto sustain ed un potente attacco. Non risulta essere tra le più economiche ma sicuramente vale la pena dargli una chance e provarla. Potrebbe essere il suono che fa per voi se state cercando qualcosa di diverso dai soliti legni.
Le attuali produzioni, sono tuttavia realizzate con moltissimi tipi di legno ed oltre ai già citati vi potreste imbattere facilmente in tiglio, rovere (simile all’acero ma con un po’ più di bassi), pioppo, padouk, iroko (solitamente usato per le percussioni, oggi qualcuno ci fa i rullanti), noce, ciliegio e ulivo (anche questo soprattutto per i rullanti).
“non solo legno, ma anche plexiglass e metallo”
Naturalmente non esiste solo il legno nel mondo delle batterie. La celebre Vistalite della Ludwig (John Bonham su tutti) è realizzata in plexiglass. Oggi molte aziende hanno ripreso questo tipo di costruzione e se ne trovano praticamente di tutti i prezzi.
Ci vuole grande energia per tirare fuori il meglio da queste batterie che rispondono con un gran volume ed un suono molto anni ’70, non risultando adatte a tutti i generi e difficilmente utilizzabili in situazioni live dentro a piccoli locali.
Le batterie molto economiche invece sono spesso fatte con il legno denominato Basswood. La sua qualità è molto inferiore ai legni sopracitati, ma questo non impedisce una buona resa acustica con delle accortezze (pelli, accordatura, sordinatura), ed è spesso un buon inizio per chi si sta affacciando in questo mondo per la prima volta ed ha un budget limitato.
Le batterie multistrato (con legni diversi), ultimamente stanno avendo molta diffusione. Si sfruttano le caratteristiche sonore ed estetiche per costruire il fusto a piacimento, variandone la disposizione e persino utilizzando i diversi tagli del legno e sfruttando l’orientazione delle venature.
Per tenere bassi i costi spesso alcuni produttori utilizzano legni economici negli strati interni (basswood, ecc…) rivestiti esternamente con un legno che garantisce delle venature più gradevoli ed internamente con uno strato di pregio. Spesso viene inserito uno strato di acero, che a differenza del lauan ha un suono più denso ed uniforme. Naturalmente questo fusto non suonerà mai come uno realizzato interamente con l’acero, ma riesce comunque ad avere delle sonorità accettabili a costi ridotti.
“legno economico non sempre significa suono brutto”
Una variante fondamentale che influenza in maniera importante il suono è l’uso delle colle utilizzate.
Esistono vari metodi di costruzione dei fusti. Escludendo per ora i fusti realizzati con un unico pezzo di legno “scavato” o i fusti ottenuti piegando un unico strato, possiamo dire che il 95% delle batterie è realizzata sovrapponendo strati molto sottili di legno, incollati tra di loro ed opportunamente piegati.
La discussione sulle colle/resine utilizzate in questo processo e su come esse influenzino in maniera più o meno determinante le sonorità del fusto è tutt’ora materia di grandi discussioni.
Ci basti sapere che è evidente che il suono sia influenzato da qualsiasi cosa componga il “tamburo”, ma lasciamo ai più esperti in materia esplicare in quale percentuale.
Per lo stesso motivo, anche il modo in cui le meccaniche sono attaccate al fusto avrà un ruolo importante sulla resa sonora, influenzandone o meno la vibrazione e quindi la risonanza.
Molto si discute infine anche sui rivestimenti. Le batterie più economiche, per i motivi elencati sopra, vengono rivestite e questo varia il tipo di suono. Stesso discorso per i “wrap” che spesso applichiamo ai nostri fusti.
La discussione tuttavia rimane aperta e non è detto che il suono ne esca sempre peggiorato, ma secondo alcuni semplicemente diverso.
Ultima menzione è per il metallo, che è molto utilizzato per i rullanti (vedi post sui rullanti), ma per quanto riguarda i fusti del set, si utilizza in alcune produzioni che tuttavia rimangono ancora di nicchia, così come per il carbonio.
“la scelta dei tipo di legno è importante, ma sono molti i fattori
che influenzano il suono del tamburo”
La resa sonora è inoltre fortemente influenzata dal modo in cui i fusti vengono assemblati e rifiniti. Quanti strati? Trattamento del bordo? Ne abbiamo parlato in questo post.
Sperando che questa breve ed esemplificativa spiegazione sui materiali utilizzati per la costruzione di fusti per batterie possa essere stata di aiuto, il nostro consiglio rimane sempre quello di provare prima di acquistare.
Non fissatevi con la marca, genere, sulle classificazioni e sulle recensioni, ma provate, suonate e cambiate spesso. Quello che per qualcuno è bello per altri non lo è, le esigenze di ciascuno di noi sono fortunatamente diverse, così come il modo di colpire un tamburo, di accordarlo.
Inoltre l’enorme varietà di pelli e le loro differenti caratteristiche sonore fanno si che la stessa batteria che monta pelli diverse e suonata da persone diverse possa non sembrare la stessa.
Prendetevi del tempo per imparare e cercate di fare una scelta consapevole.
Grazie per aver letto il mio articolo,
Fabio.
Foto di copertina © www.sonor.com
Inserisci la tua email e scarica gratuitamente il PDF con 10 semplici esercizi per sviluppare la mano debole.
Ti è piaciuto questo post? Clicca qui sotto e condividilo sui tuoi social, oppure lasciami un messaggio.
E’ la cosa migliore che puoi fare per dirmi grazie!
Articolo interessantissimo. Molto esaustivo. Condivido in toto l’ ultima parte, stessa batteria ma batterista diverso,suono diverso. A tal proposito volevo chiederti se conosci la Premier cabria del 2004 e di che legno è fatta. Ti ringrazio.
Ciao, grazie per i complimenti, sempre ben accetti 😉
Conosco la Premier Cabria e l’ho suonata diverse volte, suono potente e pieno. Mi è piaciuta molto.
Non saprei di che legno è quella che possiedi te, bisognerebbe fare una ricerca dettagliata con più elementi.
Ah…..dimenticavo.felice possessore di una Drum sound equalized serie fusti keller…..fantastici!!!
Grazie Tommy.
Gran bella serie l’equalized!!
Consigli interessanti .cose già note ma sempre utili.bravo.
Carissimo, Ti ringrazio per questo bellissimo sito che hai creato. E’ ottimo, come lo sei TU:)
Grazie mille Giovanni!